Provvedimento Commissione Agricoltura

Il 26 luglio 2011 la Commissione Agricoltura della Camera ha approvato all’unanimità un provvedimento per consentire nuovamente la caccia al lupo e l’abbattimento di questi splendidi animali già protetti da una legge del 1973.
Contro questo nefasto provvedimento, risultato di una grande forma di ignoranza faunistico/ambientale da parte di chi lo ha proposto ed approvato, val la pena di spendere qualche parola.
Fin dalle prime società di cacciatori del Paleolitico, il lupo è stato considerato il cacciatore perfetto, modello a cui fare riferimento e, pertanto, divinizzato. Un esempio recente sono i nativi americani, per i quali il lupo era lo “Spirito Guida”, venerato come divinità del sole e della medicina. Con l’avvento della pastorizia la situazione, in parte, si capovolse: i popoli germanici, allevatori nomadi, vedevano nel lupo una pericolosa minaccia; di contro, gli antichi Greci associavano il lupo a numerose divinità, come Apollo e Ade, assumendo un atteggiamento opposto ma ugualmente derivato dal loro stile di vita.
Questi erano fondamentalmente un popolo di agricoltori e commercianti; la pastorizia era praticata, ma in maniera stanziale, con maggiori misure di sicurezza rispetto ai popoli nomadi. Dalla caduta dell’Impero Romano ad oggi l’atteggiamento dell’uomo nei confronti del lupo è stato sempre più ostile. Gli ungulati selvatici erano sottoposti ad una pesante pressione antropica, tanto da scarseggiare per i loro predatori, tra cui il lupo, che dovevano allontanarsi dai boschi per procurarsi il cibo nelle campagne e nelle città.
In Europa, oggi il lupo è estinto in numerose zone del centro-nord, sopravvivendo solo abbondantemente ad est e parzialmente nei paesi mediterranei. Col passaggio dal mito alla scienza, dalla paura alla conoscenza, il lupo è stato oggetto di studio da parte di biologi e naturalisti di tutto il mondo. Tali studi hanno messo in luce quanto il famoso canide si avvicini molto più all’immagine che ne dipingevano i nativi americani piuttosto che al “lupo cattivo” di Cappuccetto Rosso.
La struttura sociale, la tecnica di caccia, la vita di coppia del lupo ne fanno un animale unico e affascinante. Il branco è il suo nucleo sociale, che si regge, principalmente, su due regole rigorosissime: il rispetto della gerarchia e il benessere di ogni singolo membro. Anche il lupo più debole o più timido (chiamato “gamma”) ha diritto a mangiare e, anche se oggetto di sfoghi da parte dei membri più alti di grado, viene sempre difeso dal membro “beta” (la cui importanza è seconda solo a quella del capobranco) per evitare inutili spargimenti di sangue. All’interno di un branco il gradino più alto è occupato dalla coppia “alfa”, di cui solo un membro può essere capobranco. Spesso la femmina di questa coppia è gerarchicamente superiore ai maschi, a volte è proprio lei il capobranco. Un altro elemento che ha affascinato milioni di naturalisti è il rapporto di coppia tra due lupi: sono tra i pochi mammiferi che restano uniti tutta la vita, anzi, è stato osservato che se un membro della coppia viene a mancare, l’altro manifesta segnali di malinconia e nostalgia.
Vero è che negli ultimi anni, su tutto il territorio italiano, si è registrato un discreto aumento della popolazione di lupo appenninico e la sua  presenza ha finito, inevitabilmente, per arrecare anche lievi danni a qualche sfortunato allevatore di bestiame,  ma sicuramente i fucili non sono la soluzione giusta per risolvere questo problema, specialmente vista l’importanza del nostro lupo nel panorama della biodiversità mondiale.
Vecchi metodi, come il cane da pastore, possono essere un’ottima difesa contro gli attacchi dei branchi.
E' necessario invece applicare il principio di prevenzione, cioè intervenire sul mantenimento delle popolazioni animali che costituiscono le prede naturali del lupo per non indurlo a sconfinare dai suoi territori e, nel caso in cui queste scarseggino, ricorrere alla reintroduzione controllata.
E infine, è importante controllare la veridicità delle denunce degli allevatori, ma anche velocizzare la burocrazia ed indennizzare in tempi brevi chi ha subito effettivamente i danni prodotti dal lupo, in modo da ridare fiducia e tutelare gli interessi dei danneggiati.
Questa specie animale, non lo dimentichiamo, negli anni passati ha rischiato di estinguersi completamente dai nostri areali montani; per questo, oggi autorizzare la caccia al lupo rappresenta un passo indietro di decenni, più legato alle antiche credenze popolari che a motivazioni concrete e razionali.
Detto questo, va altresì chiarito che nel trattare l'argomento in questione è necessario trovare il giusto equilibrio fra le romanzesche ed emozionali proposte provenienti da politicizzati ambienti animalisti (che perloppiù distorcono la realtà perchè non conoscono i veri problemi legati alla gestione del mondo faunistico e pastorale) e le pur comprensibili necessità di chi ancora oggi, fra mille difficoltà di ordine economico e burocratico, si dedica con passione ed abnegazione alla pastorizia di media ed alta quota.    
L'argomento è complesso e non facile da trattare, ma proprio per questo è necessario porsi "al centro" di varie linee di pensiero ed entrare anche nei panni di chi nel lupo vede solo ed esclusivamente un ulteriore grave problema che si somma a quelli che bisogna affrontare ogni giorno. Parlo dei nostri Pastori; gente fiera e dura che vive gran parte della propria vita in montagna, affianco ad animali che ama e protegge più di quanto non si possa immaginare se questo mondo non lo si conosce. 
Del resto, aldilà di tante belle parole, quanti di voi sanno quanto sia raccapricciante lo spettacolo che ci si trova davanti dopo un attacco di lupi ad un gregge di ovini?, Quanti di voi possono affermare di conoscere le emozioni di un pastore? Quanti di voi sono davvero in grado di comprendere cosa significa subire una predazione e cosa comporta il cercare di evitarla?

Il nostro sforzo, dunque, dovrà consisterere nel cercare di mostrare una realtà vivendola "dal di dentro", realizzando interviste dirette ai nostri pastori e/o allevatori di bestiame (che saranno puntualmente pubblicate su questo blog), ma soprattutto vivendo esperienze dirette che ci permetteranno di vivere la montagna sotto il punto di vista di questi uomini, con i quali collaboreremo nella gestione e conduzione delle greggi.
Solo che il lupo è un tema dai mille risvolti che va oltre la pastorizia, anche se poi i soggetti realmente colpiti sono loro: i pastori e le loro greggi. C'è il risvolto antropologico, quello sociale, quello politico, economico e pure quello mitologico, vista la forte simbologia dell'animale in sè.

Il "problema Lupo", quindi, va analizzato rimanendo in equilibrio fra i diversi modi di intenderlo e percepirlo e, in questo quadro, vorrei poter rispondere da una parte ai tanti articoli e commenti densi di odio ed ignoranza verso il mondo dei cacciatori - rei di voler nuovamente abbattere il lupo per il puro piacere della caccia - ed incapaci di analizzare il problema reale; e dall'altra a chi erroneamente pensa al lupo come una minaccia sic et sempliciter, una presenza ingombrante e dannosa da eradicare totalmente e senza perdersi in inutili chiacchiere. 
E gli ignoranti, quelli che appunto non conoscono, sono sempre i più astiosi.

Sanno essi cosa vuol dire recuperare le carcasse dei propri animali? E' facile fare servizi in cui si mostrano animali maltrattati o mal tenuti, ma quando un allevatore fa il proprio mestiere con sconfinata passione, conosce una ad una le proprie bestie, si sacrifica per il loro benessere ed è legato a loro da un qualcosa che potremmo definire quasi amore... gli diciamo che dovrebbe ringraziare del fatto che questi animali, se muoiono in un attacco, glieli paghiamo al prezzo convenuto?
Questo certamente non può bastare, perchè nessun pastore lo troverà mai soddisfacente; ma anche  semplificare il problema è un errore e, comunque, è ora di smetterla di continuare a disinformare, raccontando per esempio, attraverso i soliti canali, che in italia la popolazione di lui presenti sull'Appennino ammonta a circa 500/600 esemplari.
Per questo, il nostro sforzo consisterà nel pubblicare numeri; numeri reali del numero di lupi presenti sul nostro territorio e di quanti siano i pastori che ancora lo frequentano, quanti sono gli ovicaprini nelle aree di presenza del predatore, etc. Parleremo di quei pastori che hanno lasciato le loro montagne per le difficoltà intrinseche al mondo della pastorizia, di quelli che hanno smesso di tenere pecore e capre e di quelli che preso, forse, si arrenderanno. Parliamo degli areali e delle superfici di montagna che non vengono più pascolate perchè lì è impossibile riuscire ad evitare gli attacchi del lupo. E parleremo del numero complessivo di attacchi, ben sapendo che i dati ufficiali non sono quelli reali, perchè c'è chi non denuncia la perdita del singolo animale o chi in generale non denuncia l'attacco, perchè sa che la richiesta del rimborso prevede troppa burocrazia e tempi troppo lunghi.
E allora, direte voi, come si potrebbe affrontare e risolvere il problema?
Di certo l'affidarsi soltanto al risarcimento danni non chiude la questione, (senza contare il fatto che il danno emotivo non sarà mai ripagato a sufficienza).
Pertanto, varrebbe la pena di prendere in considerazione altri elementi di prevenzione, quali
Cani da guardiania: servono e sono efficaci. Devono essere correttamente imprintati ed addestrati, poi possono essere mandati al pascolo (ad esempio con un gregge di capre) senza che sia strettamnte necessario un pasore sorvegliante. Venga però totalmente pagata dalla Regione Campania l'assicurazione, i vaccini, le eventuali cure sanitarie e la loro alimentazione. Si provveda ad informare adeguatamente gli altri fruitori della montagna e rispondano altri dei problemi connessi, evitando che i pastori debbano andare alle riunioni in Comune perchè i villeggianti hanno paura dei cani!
Reti elettrificate: funzionano per il riposo notturno (di sicuro non per il pascolamento diurno, in montagna!), vengano fornite a tutti i pastori, tutti gli anni, insieme alla batteria per la loro elettrificazione.
Personale: a seconda della consistenza numerica del gregge, delle attività praticate e delle scelte aziendali, possono essere necessari aiutanti opportunamente formati in aggiunta al personale già presente nel periodo invernale. Venga pagato il loro stipendio e la loro regolarizzazione a norma di legge.
Materiale: laddove non vi sono strade o piste, venga pagato il trasporto con l'elicottero di tutto il necessario, dalle reti agli alimenti per i cani.
Infrastrutture: si realizzino o ristrutturino le abitazioni in quota, dove necessario. Dovendo chiudere nei recinti il gregge ogni sera e sapendo che si sta al pascolo suppergiù fino alle 21:00, non si può pretendere che il pastore cammini ancora, in piena notte, per raggiungere la baita e si alzi poi all'alba del mattino successivo.
Mancati redditi: dalle nostre ricerche effettuate sul campo, si rileva che c'è chi non fa più partorire in montagna i propri animali e chi ha smesso di caseificare; tutti lamentano un minore benessere degli animali legato alla nuova forma di conduzione stabilita dalle leggi regionali vigenti, che chiederemo di cambiare e/o aggiornare.  
Questi sono solo i punti principali che cercheremo di affrontare, tralasciando le piccolezze.
Utopia? Vedremo!!
Nel frattempo siamo pronti a dare voce al mondo dei pastori del Cilento e del Vallo di Diano, perchè non possiamo tralasciare di considerare il fatto che un pastore non può più permettersi il "lusso" di trascorrere una giornata in famiglia, nemmeno d'estate, quando teoricamente si potrebbe tirare il fiato dopo mesi e mesi di costante ed ininterrotto lavoro. Non possiamo trascurare il fatto che un pastore durante la stagione di pascolo non può permettersi di andare ad una visita medica, o dal dentista, se non quando proprio sta così male da non poterne fare a meno. Non possiamo trascurare il fatto che questi uomini non possono scendere nemmeno a rifornirsi di viveri, a volte, e devono aspettare che qualcuno li porti in montagna, se sono soli.
Perchè la possibilità di ricorrere a fucili e carabine esiste, ma la "convivenza" fra l'Uomo e il Lupo, in realtà, sarà possibile solo se certi problemi si affronteranno a monte.

Giovanni Maio